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Internazionale liberale

di Pierluigi Barrotta

L’Internazionale liberale è la federazione mondiale dei partiti, nonché delle fondazioni e associazioni, che si rifanno al liberalismo. Fu creata da diciannove partiti nel 1947, al Wadham College di Oxford, con il patrocinio di personalità della cultura e della politica, tra cui gli italiani Benedetto Croce e Luigi Einaudi. La storia dell’Internazionale è stata sicuramente segnata anche da un altro italiano, Giovanni Malagodi, che ne è stato a lungo Presidente: dal 1958 al 1986 e, successivamente, dal 1982 al 1989.

Al momento, l’Internazionale è presente in tutti i continenti con lo scopo di favorire la diffusione e il rispetto dei diritti umani, la cultura del mercato e il libero commercio tra le nazioni. Tra i partiti politici italiani, sono a tutti gli effetti soci dell’Internazionale liberale solo i radicali. Dopo la scomparsa del Partito liberale italiano, fanno parte dell’Internazionale anche altri movimenti di ispirazione liberale, ma solo come osservatori. Tra questi, la Federazione dei liberali italiani e il Gruppo italiano dell’internazionale liberale. Non mancano le fondazioni italiane. All’Internazionale aderiscono infatti la Fondazione Libro Aperto, connessa con l’omonima rivista ideata a suo tempo da Giovanni Malagodi, e la Fondazione Luigi Einaudi di Roma.

L’evoluzione politica dell’Internazionale liberale è segnata da vari scritti programmatici e, in particolare, dal Manifesto di Oxford nel 1947, la Dichiarazione di Oxford nel 1967 e l’Appello liberale di Roma nel 1981. Questi documenti vengono ritenuti «fondamentali» dalla Costituzione dell’Internazionale liberale, tali cioè da vincolare l’adesione da parte di qualsiasi partito o organizzazione. A questi documenti si devono aggiungere l’Appello sui diritti umani di Ottawa nel 1987, la Dichiarazione di Helsinki sull’ambiente nel 1990 e il Nuovo Manifesto di Oxford nel 1997.

Con la fine della seconda guerra mondiale, i fondatori dell’Internazionale partivano dal convincimento che la crisi del Ventesimo secolo era dovuta all’abbandono dei principi liberali. Si trattava dunque di riaffermarli, chiarendoli in un documento che avrebbe dovuto rilanciare i movimenti liberali nel mondo. Questo è il dichiarato intendimento del Manifesto di Oxford del 1947. Si tratta di un documento breve e assai denso. Dopo un implicito riferimento alla teoria dei diritti naturali, si affermano tutte le varie libertà connesse con il rispetto della persona (libertà di coscienza, di parola, di associazione, l’uguaglianza tra uomini e donne) insieme al diritto alla proprietà e all’uso dei benefici che provengono dal lavoro. Tuttavia, si coglie immediatamente anche un’apertura verso quei diritti che oggi chiameremo «sociali» e che definiscono gli attuali movimenti liberal-democratici. Si sancisce infatti il diritto alla sicurezza di fronte ai rischi che provengono dalle malattie, dalla disoccupazione, dall’invalidità al lavoro e dalla vecchiaia. La connessione tra liberalismo e democrazia viene affermata laddove si sostiene che tutto l’insieme di questi diritti viene assicurato solo dalla «vera democrazia». La libertà economica è un necessario presupposto della libertà politica e va difesa non solo nei confronti dello Stato, ma anche nei confronti dei potenziali monopoli.

Vent’anni dopo, i contenuti del Manifesto vengono ribaditi dalla Dichiarazione liberale. Tuttavia, essi vengono aggiornati alla luce delle novità emerse negli anni Sessanta: i primi passi dei mezzi di comunicazione di massa, l’esplosione demografica, il progressivo abbandono delle campagne e le crescenti aspettative che i cittadini pongono sui servizi forniti dallo stato del benessere. Con ottimismo, i liberali ritengono che si tratti di sfide positive. Ad esse, rispondono proponendo una maggiore decentralizzazione, un rafforzamento della cooperazione internazionale e la realizzazione di una maggiore «uguaglianza delle opportunità», quale strumento per promuovere a un tempo la libertà e la giustizia sociale.

Più dettagliato è l’Appello di Roma. Anche in questo caso vengano ribaditi i contenuti dei precedenti documenti: il Manifesto del 1947 e la Dichiarazione del 1967. La condanna del laisser faire è resa più esplicita e si riconosce che problemi sociali come la disoccupazione o le malattie minano la libertà. Il termine «diritti sociali» viene esplicitamente introdotto. Ovviamente, ciò non comporta necessariamente un eccessivo ottimismo sulle capacità di intervento dello Stato. Al contrario, si afferma che sovente l’intervento dello Stato genera eccessiva burocrazia e rende dipendenti i cittadini. L’intervento dello Stato deve perciò avere come fine generale solo l’ampliamento delle libertà dei cittadini, attraverso la lotta contro i monopoli e una maggiore uguaglianza di opportunità per tutti, uomini e donne. Nel campo dei diritti individuali, viene anche affermato che sono gli interessi dei cittadini e della società a suggerire un attento equilibrio tra l’intervento dello Stato e i principi di non interferenza. Ma forse la novità maggiore dell’Appello consiste nell’enfasi posta sui problemi ambientali e sull’ecologia. È questa una novità rispetto ai precedenti documenti. Il mercato rimane uno strumento insostituibile per la crescita economica e si rifiuta l’idea che uno sviluppo sostenibile debba implicare una «crescita zero». Tuttavia, si afferma anche che il mercato distruggerebbe la sua stessa giustificazione se si permettesse una crescita economica incurante degli impatti ambientali.

Insieme con il Manifesto, la Dichiarazione e l’Appello sono i documenti ritenuti fondamentali dall’Internazionale liberale. Naturalmente, dal 1981, anno in cui è stato pubblicato l’Appello di Roma, sono stati approvati nei vari congressi altri documenti che hanno aggiornato le posizioni dell’Internazionale di fronte ai problemi che continuamente emergono in un mondo in trasformazione. In particolare, si segnala la dichiarazione sull’ambiente di Helsinki, nel 1990. Infatti, sebbene le preoccupazioni sull’ambiente siano esplicitamente espresse nell’Appello e ad esse si faccia riferimento anche nella Dichiarazione, è solo con il documento di Helsinki che i problemi ambientali vengono affrontati in tutta la loro complessità. La filosofia adottata è quella di un moderato antropocentrismo. Si rifiuta, infatti, la tesi radicale che tutti gli esseri viventi abbiano lo stesso valore e, per implicazione, gli stessi diritti. Tuttavia, l’uomo ha comunque dei doveri verso la natura. Il rapporto uomo/natura viene con ciò catturato dall’immagine dell’uomo come uno steward, il quale si deve prendere cura di una natura che è stata a lui affidata e di cui è dunque responsabile. La stessa definizione di sviluppo sostenibile si riferisce alla necessità di non compromettere i bisogni delle future generazioni dell’umanità e solo indirettamente alla biodiversità. Né, come era stato già chiarito nell’Appello, sviluppo sostenibile significa rinunziare alla crescita economica. Significa, piuttosto, fissare dei vincoli alla crescita, in modo tale che non ci sia un deterioramento del complessivo capitale ambientale.

Al momento, all’Internazionale liberale aderiscono più di settanta tra partiti e movimenti politici. Molti operano in paesi dittatoriali o comunque non ospitali verso i valori della libertà. Per questo motivo, di grande valore morale e politico è il «Premio per la libertà», che viene conferito dal 1985 a personalità che si sono contraddistinte per la difesa dei diritti umani e della libertà. La prima personalità premiata è stato l’ex Presidente dell’Argentina, Raúl Alfonsín, che ebbe il merito di riportare l’Argentina alla democrazia dopo una dura dittatura militare. Sono seguite personalità come Benazir Bhutto, Václav Havel, e l’eroina della resistenza in Birmania Aung San Suu Kyi. Tra i presidenti dell’Internazionale, oltre il già citato Giovanni Malagodi, è d’obbligo ricordare l’ex segretario del Partito Liberale in Gran Bretagna, David Steel, e il commissario europeo Frits Bolkestein, che ha legato il suo nome alla direttiva europea sulla libera circolazione dei servizi.

Bibliografia

La Carta di Oxford: manifesto costitutivo dell’Internazionale Liberale, Edizioni Barbera, Bologna 1963; Il liberalismo nel mondo d’oggi: dal Manifesto di Oxford (1947) all’Appello di Roma (1981), Quaderni di Libro Aperto, prima serie, Ravenna 1981; Smith J., A Sense of Liberty: The History of the Liberal International 1947-1997, Liberal International, Londra 1997;www.liberal-international.org.

Brano tratto dal "Dizionario del liberalismo italiano", edito da Rubbettino Editore. Clicca qui per acquistarlo con il 15% di sconto